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Grotta di Nerja

Arte rupestre della Grotta di Nerja

L’arte rupestre della Grotta di Nerja non può essere vista durante la visita per motivi di conservazione. Attualmente nella Sala della Realtà Virtuale del complesso, inclusa nel biglietto di ingresso alla cavità, vengono mostrate ricostruzioni di quest’arte.

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L’arte rupestre nella Grotta di Nerja: pitture, incisioni e mobili

La Grotta di Nerja è uno dei maggiori siti archeologici del Mediterraneo europeo. Le sue sale furono visitate dai gruppi preistorici più di 41000 anni fa, sebbene le ricerche archeologiche, per il momento, riflettono solo un’occupazione registrata dal Gravettiano, con continuità in tutte le fasi del Solutreano e con presenza del Magdaleniano superiore mediterraneo, tutte collocate nel periodo noto come Paleolitico superiore. A queste culture del Pleistocene seguono occupazioni epipaleolitiche e un intenso uso, soprattutto funerario, durante il Neolitico e l’Età del Rame, già nell’Olocene. Tuttavia, la Grotta si distingue in ambito archeologico per ospitare uno dei più grandi complessi di arte rupestre del mondo. Le manifestazioni più antiche sembrano risalire al 35000 prima del presente, tuttavia, il maggior numero di manifestazioni corrisponde al santuario Solutreano, intorno al 20000 prima dell’attualità. Le manifestazioni artistiche preistoriche furono maggiormente eseguite con pigmento rosso, sebbene ce ne siano anche in nero. Si trovano distribuite principalmente nelle Gallerie Turistiche, anche se gli artisti solutrensi hanno lasciato la loro impronta anche nelle Gallerie Alte. Sono state identificate più di 50 rappresentazioni figurative, ridotte a un insieme molto limitato di animali: cervi e cerve, cavalli, capre, foche, pisciformi e una possibile schematizzazione in rosso della figura femminile. I resti più abbondanti sono le evidenze di un codice grafico, visibile perfettamente nella formazione conosciuta come l’Organo. Segni ordinati in serie di punti e tratti che potrebbero essere la prima forma di comunicazione grafica dell’Umanità. I gruppi magdaleniani, autori di opere tanto importanti come Altamira, hanno lasciato solo in Nerja serie di tratti e segni eseguiti in pigmento nero. Si trovano in punti molto riservati delle Gallerie Alte, di difficile accesso. Un dato di certa rilevanza è la datazione di questi grafismi realizzati con carboni, datati nelle prime fasi del Magdaleniano, essendo paradossale l’assenza di occupazioni stratificate del Magdaleniano inferiore e pieno nella sequenza scavata. Alcune evidenze di sorprendente fattura, le foche rosse del Camarino dei Pisciformi nella sala della Cucina, non hanno ancora una datazione chiara, potendo trattarsi delle opere d’arte più antiche d’Europa. Negli scavi sono stati recuperati oggetti minori in pietra e osso, arte mobile, con rappresentazioni di segni, un’anatra in un caso che può essere contemplata nel Museo di Nerja. Ma anche le società del Neolitico e dell’Età del Rame hanno lasciato le loro manifestazioni artistiche nella grotta. Sono schematizzazioni della figura umana disegnate in rosso, come le note “Ballarine” della sala della Torca, probabilmente arcieri. Sono stati identificati anche incisioni, come quelli che appaiono nelle volte della Ripiana dei Bambini Rossi della sala del Cataclisma, o in varie bandiere della sala della Cucina. Sono conosciute come bitriangolari e ricordano figure umane con o senza attributi sessuali. Si relazionano con i culti funerari. Non vengono mostrate al visitatore per la loro grande fragilità e per l’inaccessibilità dei settori della grotta utilizzati dagli artisti preistorici.
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